Uno nessuno centomila // incontro con Vera Gheno al Parco Lago Nord

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Una rassegna per condurre indagini confidenziali tra autrici e autori, lettrici e lettori alla ricerca dei molteplici significati che scorrono tra le righe e le parole. Appuntamento domenica 31 agosto.

Data:

14 luglio 2025

Tempo di lettura:

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Uno nessuno centomila // incontro con Vera Gheno al Parco Lago Nord

Descrizione

Domenica 31 agosto 2025 | ore 18 | @ Parco Lago Nord
ingresso dal Centro Commerciale Brianza

Tilane incontra Vera Gheno, che porterà in scena lo spettacolo Grammamanti, tratto dal suo omonimo libro edito da Einaudi nel 2024, nella cornice del Parco Lago Nord.

Lo spettacolo:

Qual è la caratteristica che fa di te un essere umano? Qual è l’abilità che ti distingue dal più piccolo degli insetti, dal più veloce dei felini? Come risponderebbe Noam Chomsky: la parola, “caratteristica nucleare di ogni essere umano”, ciò che maggiormente ci distingue e identifica.

La parola non è solo un fattore identitario, come sa bene chi si occupa di comunicazione e strategie di comunicazione, e l’emergere del digitale ha reso ancor più evidente: la parola è uno strumento potente. Vera Gheno da sempre studia la lingua in molte delle sue sfumature e la relazione tra società e linguaggio. Con questa consapevolezza racconta al pubblico le potenzialità del linguaggio, utilizzando metafore ed esempi ironici, che restano impressi anche a chi non ha mai visto il linguaggio e le parole come oggetti di studio.

Il libro:

Chi può definirsi grammamante? Chi ama la lingua in modo non violento, la studia e cosí comprende di doverla lasciare libera di mutare a seconda delle evoluzioni della società, cioè degli usi che le persone ne fanno ogni giorno parlando. Essere grammarnazi significa difendere la lingua chiudendosi dentro a una fortezza di certezze tanto monolitiche quanto quasi sempre esili; chi decide di abbracciare la filosofia grammamante, invece, non ha paura di abbandonare il linguapiattismo, ossia la convinzione che le parole che usiamo siano sacre, immobili e immutabili.

Perché per fortuna, malgrado la volontà violenta di chi le vorrebbe sempre uguali a loro stesse, le parole cambiano: alcune si modificano, altre muoiono, ma altre ancora, nel contempo, nascono. E tutto questo dipende da noi parlanti: non c’è nessuna Accademia che possa davvero prescrivere gli usi che possiamo farne; siamo noi a deciderlo e permettere il cambiamento. È tempo di smettere di essere grammarnazi e tornare ad amare la nostra lingua, apprezzandola per quello che davvero è: uno strumento potentissimo per conoscere sé stessi e costruire la società migliore che vorremmo.

La lingua è il contenitore delle storie di un popolo, uno scrigno in cui sono custoditi ricordi, esperienze e tradizioni che altrimenti andrebbero perduti.”


A cura di

Ultimo aggiornamento

23/07/2025, 13:13

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