La stagione teatrale 2023/2024 | appuntamento il 13 maggio

Torna la stagione teatrale di Cineteca Milano Metropolis, dal 20 novembre, in collaborazione con il Teatro della Cooperativa: sette spettacoli teatrali davvero da non perdere, performance di alto livello da affiancare alla consueta offerta filmica

Calendario spettacoli teatrali

🔵 Lunedì 13 maggio ore 20.45

Coppia aperta, quasi spalancata
di Dario Fo e Franca Rame
con Alessandra Faiella
e Valerio Bongiorno
regia Renato Sarti

Le dinamiche di coppia raccontate con il linguaggio della commedia in uno spettacolo travolgente, che si fa gioco dell’arretratezza emotiva di certi uomini e valorizza la sensibilità e l’ironia di donne come Antonia, eroina di tutte le mogli tradite e trascurate. Dario Fo e Franca Rame hanno scritto Coppia aperta, quasi spalancata in un periodo in cui l’Italia, grazie ai movimenti di contestazione e soprattutto al contributo di quello femminista, subiva grandi mutamenti: venivano approvate fra l’altro le leggi sul divorzio, sull’aborto e sull’annullamento del delitto d’onore. Sono passati quarant’anni ma il loro testo è tutt’altro che superato, anche perché secoli di repressione e di machismo non spariscono al primo colpo di tosse e le conquiste civili vanno sempre difese. In un susseguirsi continuo di dialoghi serrati, situazioni ai limiti del paradosso e colpi di scena tragicamente comici, che parlano delle dinamiche sentimentali presenti nelle coppie oggi come ieri, lo spettacolo conserva intatta la sua attualità, testamento all’intelligenza e al grande talento di Franca Rame.


📍 Cineteca Milano METROPOLIS
via Oslavia, 8 – Paderno Dugnano (MI)
T. 02.87242114 – T. 02.9189181

🎟️ Ingresso intero € 10.00; con Cinetessera € 8,00
In vendita alla cassa del cinema e online su www.cinetecamilano.it

Per tutte le informazioni clicca qui

⇒ Il pieghevole

⇒ Il manifesto 


Archivio degli appuntamenti

🔵 Lunedì 20 novembre ore 20.45

Alla ricerca del cabaret perduto
di e con Flavio Oreglio
regia Renato Sarti

Il cabaret è scomparso. Uno strano insieme di generi, come varietà, avanspettacolo, animazione da villaggio, vaudeville e burlesque, ne ha usurpato il nome. Ma una storia nascosta è tornata alla luce, e Oreglio ce la racconta attraverso una narrazione coadiuvata da proiezioni documentali e performance rievocative. Nello spettacolo Alla ricerca del cabaret
perduto, tra reading e monologhi, aneddoti e canzoni, Oreglio mette il pubblico a contatto con gli aspetti sorprendenti e curiosi di un’avventura che, attraversando l’Europa dalla fine dell’Ottocento a oggi, ha giocato a ping pong con gli Stati Uniti e il resto del mondo e ha generato autentici capolavori artistici. È un continuum fatto di satira, controcultura, anticonformismo, avanguardie e sberleffo al potere che ha fatto e fa da denominatore comune a grandi personaggi e illustri sconosciuti. È storia di parole, poesia, musica, disegni e canzoni, creati da artisti che hanno avuto il coraggio di portare la propria visione del mondo sui palchi di locali e teatri. È la storia del cabaret dalla sua nascita a Parigi nel 1881 fino all’esplosione del fenomeno in Italia negli anni Sessanta. Prendendo spunto da tutto questo, Oreglio, con il suo stile inconfondibile fatto di canzoni, monologhi e letture, propone digressioni, osservazioni e chiacchiere che proiettano gli spettatori in una dimensione divertente, ma soprattutto ricca di autentiche sorprese.

🔵 Lunedì 11 dicembre ore 20.45

Il rumore del silenzio
con Laura Curino e Renato Sarti
di Renato Sarti
Testo finalista al 55° Premio Riccione per il Teatro

Il 12 dicembre del 1969 alle 16 e 37, nella Banca dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano, esplose una bomba che causò la morte di 17 persone e ne ferì 86. Si cercò di far ricadere la responsabilità sui gruppi anarchici, anche se gli ideatori e gli autori erano da individuare negli ambienti della politica estera degli Stati Uniti e della CIA, dei neofascisti di Ordine Nuovo e della destra eversiva e in alcuni settori “deviati” dei servizi segreti, delle forze dell’ordine, dell’esercito e degli apparati dello Stato. In seguito ai primi arresti, il 15 dicembre l’anarchico Giuseppe Pinelli moriva, innocente, precipitando dalla finestra di un ufficio situato al quarto piano della Questura di Milano, dove era trattenuto illegalmente. Restituendo la dimensione tragica delle vite “normali” di uomini e donne travolte dalla strage di Piazza Fontana, Il rumore del silenzio racconta la casualità che diventa destino. Il testo, senza rinunciare a pochi ma essenziali cenni riguardanti i fatti politici e processuali, si sofferma sulla tragedia,
spesso dimenticata, delle vittime e dei loro cari, concentrando l’attenzione soprattutto sugli aspetti umani, quelli circoscritti alla sfera prettamente personale. Partendo da piccoli oggetti banali (una cintura, un pacchetto di sigarette, una macchina da scrivere), il quotidiano si trasforma in Storia, nella convinzione che il teatro, anche quando tratta temi come questo, debba sempre partire dai legami affettivi e dai sentimenti umani più profondi, o, dopo un lungo percorso, arrivarvi.

🔵 Lunedì 22 gennaio ore 20.45

Odio gli indifferenti
Che Paese saremmo se si rispettasse la Costituzione
con Giulio Cavalli e Luigi De Magistris
regia Renato Sarti

25 aprile 2037. Un decreto legislativo obbliga tutti i cittadini, i partiti e le associazioni a rispettare la Costituzione. Una giullarata politica. Dov’è inapplicata, se non tradita, la Costituzione italiana? Che Italia sarebbe quella in cui la politica, tutta, si ripromettesse di applicare la Costituzione? Come sarebbe un Paese fondato sulla rendita se domattina dovesse svegliarsi fondata davvero sul lavoro? Cosa accadrebbe se i cittadini dovessero rendersi conto che la sovranità appartiene al popolo e non vale fare di tutto per esserne chiamato a risponderne? Oppure, che Italia sarebbe quella in cui domattina diventino davvero “inderogabili” i “doveri di solidarietà politica, economica e sociale”? Immaginate quanti fuorilegge se l’articolo 2 della Costituzione entrasse in vigore senza eccezioni. Immaginate quanti professionisti della politica e del dibattito pubblico sarebbero semplicemente derubricati come avvelenatori della Costituzione. L’Italia descritta nella Costituzione sarebbe un tilt per gli equilibri che si sono consolidati fin qui. Lo spettacolo ripercorre i principali articoli smentiti dalla realtà, intervallando lo stupore dei giullari a passaggi di cronaca fondamentali nella storia del tradimento della Costituzione di questo Paese. In base alle disponibilità e alle esigenze in ogni messa in scena – valutando i fatti di cronaca e gli eventuali ospiti esterni – si pone il “focus” su un particolare tema. Così lo spettacolo teatrale oltre che giullarata politica e approfondimento costituzionale diventa anche un “teatro-giornale” che analizza la contemporaneità.

🔵 Lunedì 19 febbraio ore 20.45

Nell’occhio del labirinto
Apologia di Enzo Tortora
scritto e diretto da Chicco Dossi
con Simone Tudda

La storia di Enzo Tortora è la storia di un uomo che, dall’alto della sua posizione di personaggio pubblico, ha deciso di farsi portavoce di una battaglia che non ha colore politico: quella della giustizia giusta. Consapevole di essere innocente, Tortora si è spogliato dell’immunità di europarlamentare per farsi giudicare da un tribunale che non lo vedeva come
imputato ma come nemico. Consapevole di essere innocente, ha messo la sua storia a disposizione di tutte le persone che sono nella sua stessa situazione ma non hanno i mezzi e le possibilità di essere giudicate in maniera equa. Spesso riteniamo che il XXI secolo sia l’era delle fake news, dello strapotere dei media – siano essi tradizionali o social – nel dirigere da una parte o dall’altra l’opinione pubblica. Il caso Tortora è l’esempio lampante di come la manipolazione delle informazioni affondi le sue radici più indietro nel tempo: testate autorevoli e firme di tutto rispetto hanno contribuito a questa grottesca macchina del fango basata su «pettegolezzi giudiziari», fiumi di calunnie imperniate sul “sentito dire”, caccie grosse allo scoop più bieco per dipingere una persona onesta come un mostro dalla doppia faccia, quella del presentatore che intrattiene le famiglie sulla TV di Stato e quella del malavitoso capace di spostare milioni di lire e chili di cocaina con uno schiocco di dita. Una storia che va raccontata affinché, di casi Tortora, non ce ne siano mai più.

🔵 Lunedì 18 marzo ore 20.45

Trovata una sega!
Racconto su Livorno, Modigliani e “lo scherzo del secolo” dell’estate 1984
scritto, diretto e interpretato da Antonello Taurino

La leggenda la conoscevano tutti a Livorno: nel 1909 pare Modigliani avesse gettato nel Fosso Reale alcune sue sculture, deluso per lo scherno di amici incompetenti che lo avevano deriso per quelle opere. Ma quando nel 1984, per celebrarne i cent’anni dalla nascita, il Comune (a latere di una mostra organizzata in suo onore) ne azzarda tra roventi polemiche il temerario recupero, avviene la pesca miracolosa di tre teste che porta davanti ai Fossi di Livorno le TV di tutto il mondo! E subito i maggiori critici d’arte non hanno dubbi a sancire: «Sono dei capolavori, sono di Modigliani!». Dovrà passare un mese prima che le opere siano
denunciate come false. Da lì una successione di eventi fortuiti costruisce una drammaturgia perfetta: l’invasamento collettivo nel cortocircuito vero-falso e il mistero di alcune morti mai chiarite, tre studenti burloni e un pittore-portuale dalla vita maledetta. Uno spaccato sociologico sull’Italia d’allora e tantissima, memorabile, comicità involontaria: ecco gli ingredienti di quello che fu definito “lo scherzo del secolo”. Dal comico al drammatico, dalla farsa alla tragedia, Trovata una sega! è l’esilarante racconto di una gigantesca burla dove protagonista assoluto è il Caso.

🔵 Lunedì 15 aprile ore 20.45

Mia mamma è una marchesa
di e con Ippolita Baldini
collaborazione alla drammaturgia Emanuele Aldrovandi
collaborazione alla regia Roberto Rustioni

Scegliere l’uomo giusto con cui stare, in un qualche modo, significa scegliere la propria identità. Questo spettacolo si suddivide in nove capitoli, nove avventure della protagonista, Roberta. Ciascun capitolo ha il suo costume e le sue immagini. Un’Italia aristocratica, una forma, un contenuto e tanta, tantissima ironia. Il ritmo è incalzante, il racconto scorre e Roberta si arrabatta nella vita e nelle avventure con grande spirito. Roberta è, infatti, in una situazione di continua incertezza esistenziale ed affronta le sue giornate con profondo disagio, qualunque sia il contesti in cui si trova a viverle; Roberta è legata alle abitudini della famiglia ma vorrebbe liberarsene, ama il proprio lavoro ma non le basta; Roberta vorrebbe andarsene, fuggire via lontano, ma quando effettivamente si allontana da casa percepisce, dentro di sé, un’insopportabile nostalgia. Per lei la vita accade sempre altrove. Il monologo, nel quale la voce narrante della protagonista è sempre accompagnata dai commenti della madre, che svolge quasi un ruolo da spalla comica, racconta un pezzo della vita di Roberta: una fuga a New York, un amore che forse non è vero e tanta voglia di capire qual è il proprio posto nel mondo. Mia mamma è una Marchesa non vuole essere solamente il racconto di una storia privata, ma punta a diventare lo strumento di una riflessione più ampia sul desiderio di realizzazione personale, una riflessione che riguarda tutti, perché l’insicurezza non fa distinzioni sociali.